Sovranità oltre i muri

Tra le mura del condominio, il calore è misurato e la diffidenza costante. I saluti sono recitati, non sentiti. Anche essere svizzero, un tratto che dovrebbe contare, diventa irrilevante: il giudizio plasma ogni passo, ogni parola. Si cammina sulle uova, consapevoli che un piccolo errore può propagarsi attraverso la gerarchia sociale.

Fuori, all’accesso al lago di Castagnola, le regole svaniscono. Il pontile, seppur nominalmente occupato da estranei, non ferma gli adolescenti ticinesi. Si muovono liberamente, incuranti dei disagi, guidati dal semplice desiderio di nuotare. Gli sconosciuti si salutano e si congedano con calore genuino; l’identità conta perché è vissuta, non imposta.

I cani nuotano, abbaiano e giocano senza giudizio, vivendo pienamente lo spazio intorno a loro. Come gli adolescenti, incarnano una libertà naturale, fluida e inaccessibile a chiunque voglia imporre regole. Qui, la sovranità non si esercita con paura o gerarchia, ma attraverso presenza, sicurezza e scelta.

Il contrasto è netto: uno spazio impone regole e percezioni, l’altro coltiva autonomia e gioia. La vera libertà, individuale o collettiva, nasce non dai muri o dai decreti, ma dalla capacità di abitare gli spazi autenticamente, di agire liberamente e di navigare l’ambiente con consapevolezza e leggerezza.

Al lago, il mondo ricorda che la libertà è tangibile, la sovranità è vissuta e la connessione è genuina — tutto ciò che i muri non potranno mai dare.

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La vera dipendenza è il riflesso