Comodità, a Quale Prezzo?

Ultimamente, ogni voto riguarda l’erosione della sovranità, dei diritti e delle libertà personali. Non molto tempo fa, tali discussioni sarebbero state agghiaccianti o persino inimmaginabili, ma ora la reazione è: beh, un marito che mi picchia è meglio di un marito che mi picchia e beve. Non c’è una perdita di libertà e di sovranità migliore di un’altra.

Essere alla mercé di aziende private o di un governo che si espande troppo e dimentica chi lo ha eletto è la stessa identica merda. Cediamo cose fondamentali in nome della comodità. Invece di “Se mi dai la tua anima, ti darò la vita eterna”, ti dicono: “Puoi pagare le bollette in 3 secondi invece che in 24 ore”, e poi quando fai fatica a pagarle ti chiedono: “Perché non l’hai fatto in cinque secondi?”.

Fa parte della natura umana potersi prendere tempo, raccontare storie, eppure il nostro mondo diventa sempre meno un mondo di tolleranza e comprensione, e sempre più un mondo di sola conformità. E pensi: ma guarda che figata! “Non devo più portare con me la carta d’identità, è tutta in un’app!” oppure “Oh, guarda che figata, posso prelevare contanti senza carta!”. Tutte cose legittimamente impressionanti, ma a quale costo?

Quindi, sto dicendo che il problema è il progresso? No, il progresso fa parte della vita, e forse in Svizzera siamo un po’ indietro perché diffidiamo del mondo esterno e del futuro. Ma ciò non significa che per comodità dobbiamo sacrificare ciò che conta davvero. Non ha alcun senso. È come dire: cediamo terra in cambio della pace. Che senso ha? Scambia pace con pace. Scambia progresso con progresso. A cosa serve un mondo moderno e ad alta velocità se poi sei solo depresso e schiavo tutti i giorni della tua vita?

Pensaci: ogni nuovo referendum, ogni nuovo voto è una pressione, spesso da parte di estranei come l’UE, non nemmeno dal tuo stesso governo, che ti vende qualcosa di valore relativo in cambio di qualcosa di enorme valore. È come i colonizzatori delle Americhe che vendevano malattie agli indigeni in cambio delle ricchezze del Nuovo Mondo. È un pessimo affare.

Quindi, ci si aspetta davvero che ognuno di noi sia un maestro negoziatore? No. Ci si aspetta che il nostro governo abbia soltanto il nostro interesse a cuore e che negozi per nostro conto? Ovviamente sì! E a volte il nostro governo lo fa bene. Non era popolare negoziare con l’UE per aumentare i contributi finanziari all’Europa dell’Est, ma aveva senso: vuoi i benefici di un club? Allora paghi la quota di iscrizione. Ma quando il club dice: “Ora le regole del club valgono anche a casa tua!”, chiaramente a quel punto dici: “Fottiti e vattene da casa mia!”.

Se il governo non riesce a farlo, allora c’è chiaramente un problema. Alla fine, basta un contadino, un medico, un insegnante, un fornaio, un capotreno, un poliziotto, un soldato, un camionista, un tassista, un cacciatore per dire: “Questo accordo non è buono e non lo accetto. Io scambio solo valore con valore e non mi lascerò ingannare”.

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L’appartenenza d’inverno