Più svizzero di te

Ho sentito ticinesi dire: “Io non sono italiano”, ma oltre il Gottardo anch’io sono uno straniero. Vengo da Basilea. Uno dei nuovi arrivati nella Confederazione svizzera. Un altro posto non così svizzero. Un luogo che si unì per essere protetto dagli Asburgo. Eppure, svizzero tedesco, comunque, sicuramente molto più svizzero. Infatti, in Ticino sento dire: “Lei è più svizzero di me”, e penso tra me e me: che tristezza, che sciocchezza.

Quando vado nei villaggi della Val Colla e della Val Muggio, perché vedo più bandiere svizzere che a Basilea, che a Zurigo, che a Berna e a Ginevra? È atteggiamento da imitatori o è amore per la patria? Il tunnel del Gottardo determina solo dove puoi fare rumore e dove devi stare zitto. Dove il tuo cane può abbaiare e dove no. E dove puoi essere te stesso e dove invece no.

Sono uno svizzero tedesco, ma quando passo il Gottardo anch’io mi chiedo: cos’è questo cambiamento? È anche questo il mio Paese? L’Autopostale diventa Postauto, eppure Migros rimane Migros. Le montagne cambiano, sì, ma insomma, le montagne… non le amiamo tutti? Non è questo che ci rende svizzeri? Non è questa la vera differenza?

E se mi dici: “A me le montagne non piacciono, preferisco il lago”, allora io ti dico: “Sei un idiota, non è questo il punto”. I Romani inventarono il termine “nostalgia” per i mercenari svizzeri che letteralmente si ammalavano quando erano troppo lontani da queste montagne.

Poi mi puoi dire: “Sì, ma allora eravamo svizzeri o del Ducato di Milano?”. E di nuovo non hai capito: essere svizzero è una scelta. È una scelta che non si basa sulla lingua o su altro, se non su una bandiera quadrata e una neutralità fastidiosa che ci tiene fuori dalle guerre ma ci rende anche snob.

Così, a Zurigo guardo e mi chiedo, e non importa cosa sento io o cosa senti tu: anche questo è nostro. Anche questo è un diritto di nascita. E non esistono svizzeri di seconda o di terza classe.

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L’appartenenza d’inverno

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Sovranità oltre i muri